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window project VALZER IS OVER

Valzer is over, and over, and over again. Un-o, du-e, tre-e ovvero, l'importanza del ritmo e della sintonia, o delle affinità, più o meno elettive. I corpi si sfioravano appena ma era già un'autentica rivoluzione sessuale. Il body language era soprattutto un gioco di sguardi, ma quale e quanta intensità esondava da quegli sguardi. Un ribollire di energia dirompente, a malapena compressa da quei colli di camicia rigidi e in quei bustini e corsetti stretti da togliere il respiro. Vienna, come la Parigi del Moulin Rouge, o la New York dello studio '54 o la Swinging London della musica yé-yé, con i suoi valzer di Johann Strauss, padre, figlio e spirito santo, a far da una colonna sonora di una disco ante litteram che partiva da lì e arrivava fino al Gattopardo di Visconti o ai Cancelli del Cielo di Michael Cimino. Uno scenario come un altro, molto favorevole agli incontri di ogni genere e tra tutti i generi. Il rituale delle buone maniere non impediva certo gesta plateali o perdite dei sensi o fazzolettini e pizzini lasciati lì per caso.. Il ballo come grande, luminoso, incandescente show della gioia totale e senza ombre, mentre il mondo ancora una volta, stava cambiando con la velocità e l'irragionevolezza di un aereo in picchiata.